Sono
sempre stato bravo a ricordare i sogni. Una volta erano semplici:
niente più che memorie del mondo reale rimescolate con qualche
desiderio e guizzo d'immaginazione. Li decifravo quasi per gioco per
ritrovare in essi i pezzi di vita quotidiana che li avevano ispirati.
Con il passare degli anni, però, si sono fatti più complessi ed
enigmatici, e al contempo coerenti. Hanno cominciato a essere l'uno
il prosieguo dell'altro, in qualche modo indipendenti
dall'esperienza, con una continuità logica e spaziale quasi
geografica. Ora mi trovo, al contrario, a scandagliare la realtà
come un sogno, tentando di ritrovare nella vita di tutti i giorni gli
indizi che mi parlino di quei luoghi d'oltre mente.
Questi tuoi lavori sono permeati di una nostalgia inspiegabile. Non riesco a mettere a fuoco di chi o cosa mi facciano sentire mancante.
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